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VITA DA UGGIE, DALLA STRADA
ALL'OSCAR
L’autobiografia
Uggie (nella foto, durante la presentazione in libreria) l’ha scritta con la
«ghost-writer» Wendy Holden, autrice di molti romanzi e qualche sceneggiatura,
compresa quella del film «Full Monty»
03/11/2012
- Insieme al resto del cast, ha vinto tre Golden Globe, sette Bafta, sei
Césars e cinque Oscar. Da solo, un «Palm Dog Award». Si sposta in limousine,
vola in prima classe, dorme in hotel a cinque stelle, vive a Los Angeles e
frequenta i party dei belli & famosi di Hollywood. Ha baciato tutte
le attrici ma ama, riamato, Reese Witherspoon, sua partner in «Come l’acqua per
gli elefanti», dove ha oscurato, anzi vampirizzato, Robert Pattinson. Gli è
dedicata una voce di Wikipedia, ha una pagina Facebook e un conto Twitter.
Rilascia
interviste, posa per i fotografi, sorride ai fan, ha lasciato la sua impronta
sull’Hollywood Boulevard ed è stato pure ricevuto alla Casa Bianca. Al
curriculum da superstar mancava solo l’autobiografia. Ed eccola qui, fresca di
stampa. Titolo: «Uggie, My Story» negli Stati Uniti e nel Regno Unito, «Uggie,
the artist. Ma vie, mon oeuvre» in Francia.
Nei giorni
scorsi, è venuto a presentarla a Parigi, al Drugstore degli Champs-Elysées, dove
ha autografato le copie per i fan in estasi intingendo la zampa nell’inchiostro.
Altro che vita da cani.
Uggie è
il jack russell che recita in «The Artist», la pellicola
franco-americana di Michel Hazanavicius che ha sbalordito Hollywood, dove
nessuno poteva davvero immaginarsi che un film muto e in bianco e nero potesse
commuovere e divertire il mondo facendo il pieno di premi e di dollari: costato
15 milioni, ne ha incassati 133. Il merito è anche di Uggie, anche se non si può
fare la scontata battuta che i veri cani sono gli attori umani perché sia il
protagonista Jean Dujardin sia Bérenice Bejo, che è poi madame Hazanavicius,
sono bravissimi.
Però Uggie ha
dato al film una marcia (a quattro zampe) in più. Tanto che mentre Dujardin
vinceva la Palma d’oro a Cannes, veniva istituita a furor di critici la «Palm
Dog» apposta per lui. E, prima dell’Oscar, su Internet e sui giornali è iniziata
una campagna veramente «bestiale» per convincere l’Academy a inserire Uggie
nelle nominations come qualsiasi bipede.
Senza successo,
dato il conservatorismo della venerabile associazione. Ma Uggie si è rifatto
appalesandosi alla notte degli Oscar con un collare firmato Chopard dal valore
di sessantamila dollari.
Questo, e altro,
nell’autobiografia, scritta a sei zampe con la «ghost-writer» Wendy Holden che
non è la prima venuta (suoi molti romanzi e qualche sceneggiatura, compresa
quella di «Full Monty») e non scrive affatto da cani. Infatti, abbastanza
inaspettatamente, il libro risulta piacevole.
Quella
di Uggie, del resto, è una success-story tipicamente americana e lui un
self-made- dog nella tradizione di Lassie e Rin Tin Tin: abbandonato dai primi
padroni (a proposito di bestie...), condannato a essere soppresso, salvato
dall’addestratore-papà Omar von Muller che gli insegna ad andare in skateboard,
un numero, pare, eccezionale.
Uggie debutta
sulla strade, raccogliendo qualche dollaro col piattino. Poi le prime
comparsate, gli spot, Hollywood, «The Artist», il successo, la fama. La vita è
un osso da spolpare.
ALBERTO MATTIOLI
CORRISPONDENTE DA PARIGI
LA
ZAMPA
http://www.lastampa.it/2012/11/03/societa/lazampa/vita-da-uggie-dalla-strada-all-oscar-bfmrcSkXHKgLLcc81ayiAJ/pagina.html
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