venerdì 23 novembre 2012

VITA DA UGGIE, DALLA STRADA ALL'OSCAR

Gattopoli
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VITA DA UGGIE, DALLA STRADA ALL'OSCAR
L’autobiografia Uggie (nella foto, durante la presentazione in libreria) l’ha scritta con la «ghost-writer» Wendy Holden, autrice di molti romanzi e qualche sceneggiatura, compresa quella del film «Full Monty»
03/11/2012 - Insieme al resto del cast, ha vinto tre Golden Globe, sette Bafta, sei Césars e cinque Oscar. Da solo, un «Palm Dog Award». Si sposta in limousine, vola in prima classe, dorme in hotel a cinque stelle, vive a Los Angeles e frequenta i party dei belli & famosi di Hollywood. Ha baciato tutte le attrici ma ama, riamato, Reese Witherspoon, sua partner in «Come l’acqua per gli elefanti», dove ha oscurato, anzi vampirizzato, Robert Pattinson. Gli è dedicata una voce di Wikipedia, ha una pagina Facebook e un conto Twitter.
Rilascia interviste, posa per i fotografi, sorride ai fan, ha lasciato la sua impronta sull’Hollywood Boulevard ed è stato pure ricevuto alla Casa Bianca. Al curriculum da superstar mancava solo l’autobiografia. Ed eccola qui, fresca di stampa. Titolo: «Uggie, My Story» negli Stati Uniti e nel Regno Unito, «Uggie, the artist. Ma vie, mon oeuvre» in Francia.
Nei giorni scorsi, è venuto a presentarla a Parigi, al Drugstore degli Champs-Elysées, dove ha autografato le copie per i fan in estasi intingendo la zampa nell’inchiostro. Altro che vita da cani.
Uggie è il jack russell che recita in «The Artist», la pellicola franco-americana di Michel Hazanavicius che ha sbalordito Hollywood, dove nessuno poteva davvero immaginarsi che un film muto e in bianco e nero potesse commuovere e divertire il mondo facendo il pieno di premi e di dollari: costato 15 milioni, ne ha incassati 133. Il merito è anche di Uggie, anche se non si può fare la scontata battuta che i veri cani sono gli attori umani perché sia il protagonista Jean Dujardin sia Bérenice Bejo, che è poi madame Hazanavicius, sono bravissimi.
Però Uggie ha dato al film una marcia (a quattro zampe) in più. Tanto che mentre Dujardin vinceva la Palma d’oro a Cannes, veniva istituita a furor di critici la «Palm Dog» apposta per lui. E, prima dell’Oscar, su Internet e sui giornali è iniziata una campagna veramente «bestiale» per convincere l’Academy a inserire Uggie nelle nominations come qualsiasi bipede.
Senza successo, dato il conservatorismo della venerabile associazione. Ma Uggie si è rifatto appalesandosi alla notte degli Oscar con un collare firmato Chopard dal valore di sessantamila dollari.
Questo, e altro, nell’autobiografia, scritta a sei zampe con la «ghost-writer» Wendy Holden che non è la prima venuta (suoi molti romanzi e qualche sceneggiatura, compresa quella di «Full Monty») e non scrive affatto da cani. Infatti, abbastanza inaspettatamente, il libro risulta piacevole.
Quella di Uggie, del resto, è una success-story tipicamente americana e lui un self-made- dog nella tradizione di Lassie e Rin Tin Tin: abbandonato dai primi padroni (a proposito di bestie...), condannato a essere soppresso, salvato dall’addestratore-papà Omar von Muller che gli insegna ad andare in skateboard, un numero, pare, eccezionale.
Uggie debutta sulla strade, raccogliendo qualche dollaro col piattino. Poi le prime comparsate, gli spot, Hollywood, «The Artist», il successo, la fama. La vita è un osso da spolpare.
ALBERTO MATTIOLI
CORRISPONDENTE DA PARIGI
LA ZAMPA
http://www.lastampa.it/2012/11/03/societa/lazampa/vita-da-uggie-dalla-strada-all-oscar-bfmrcSkXHKgLLcc81ayiAJ/pagina.html

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