domenica 29 gennaio 2012

cons vari 10 b

venerdì, 25 marzo 2011


http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=6343479
Condroprotettori uso e abuso:  Glucosammina e Condroitina
di Joe Bodewes, DVM Drs. Foster & Smith, Inc. Veterinary Services Department Tradotto e curato da Dario Sgroi

La storia della condroitina e della Glucosammina.

La Glucosammina e la condroitina sono usate in Europa da oltre ventianni per curare le osteoartriti. Di recente medici e veterinari negli Stati Uniti hanno incominciato a prescrivere questi prodotti ai loro pazienti, con risultati molto soddisfacenti. Questi prodotti si sono dimostrati uno dei migliori trattamenti contro le malattie invalidanti da osteoartrite che affliggono i cani di una certa età, in tutti gli USA. Queste sostanze sono considerate dei nutrienti, contenuti in gran parte di alimenti ed annoverati nella stessa classe delle vitamine. Gli studi americani su questi componenti si sono diversificati da quelli già preformati da tempo e compiuti in Europa. I risultati ottenuti hanno invogliato così le case farmaceutiche americane a produrre in larga scala delle linee di prodotti con a base queste sostanze ed a finanziare cospicuamente dei nuovi progetti di studio.

Usi della glucosammina e della condroitina
I prodotti con a base la Glucosammina sono stati studiati ed usati per curare le ferite della cute, disturbi di stomaco e problemi articolari. L'uso principale che se ne fa è quello di lenire e curare con successo, i sintomi delle patologie articolari, negli uomini, nei cani, nei cavalli, nei gatti ecc. Questo articolo nello specifico, si occupa dell'applicazione della Glucosammina e della condroitina ai cani e nei gatti. Sono diverse le articolazioni nel cane che sono interessate dalla osteoartrite, la più comune è quella dell'anca. La displasia dell'anca è una patologia molto frequente in una larga parte di razze canine. Questa condizione inasprisce il normale rivestimento di cartilagine che protegge la superficie dell'osso e quindi il buon funzionamento dell'articolazione. Quando questo rivestimento viene a mancare si ha il contatto diretto fra le ossa che genera la sensazione di dolore con artrite. Anche cani strutturalmente sani possono avere una diminuzione dello strato di cartilagine nelle articolazioni (anca, gomito, spalla, ginocchio) con segni di artrite o con il passare del tempo, cani già d'una certa età che presentano perdita o distacco di cartilagine nelle articolazioni; situazioni queste che richiedono l'utilizzo della Glucosammina e della condroitina. Glucosammina e condroitina sono usate di frequente in aiuto e nella cura delle lesioni dei dischi spinali o come trattamento post operatorio a seguito di un intervento chirurgico ad un'articolazione. Il paziente tipico che richiede il trattamento con Glucosammina e condroitina è il cane di età matura o anziana, di taglia media o grande. La sintomatologia di questi pazienti è data da zoppia o irrigidimento degli arti al mattino, in specie durante la stagione fredda per poi scomparire dopo aver effettuato un po' di moto o di esercizio. Alcuni cani invece hanno difficoltà a salire degli scalini o ad entrare e/o uscire dagli autoveicoli. Alcuni cani rispondono al trattamento con aspirina deacidificata o carprofen (Rimadyl), ma quando il prodotto non viene più somministrato il dolore e i sintomi si ripresentano. L'osteoartrite affligge anche cani di piccola taglia e gatti e la Glucosammina e la condroitina sono impiegate con risultati molto efficaci relativamente ai loro sintomi. Secondo la mia esperienza posso affermare che la maggior parte dei cani di una certa età soffrono diversi stadi di osteoartrite. Molti proprietari di cane attribuiscono all'età la perdita di performance del proprio animale, senza però identificare la vera origine del problema non valutando il reale danno apportato dalla osteoartrite. Situazione che si può invece ovviare con un'appropriata terapia a base di Glucosammina e condroitina,

Glucosammina e condroitina, dov'è possibile reperirle?
La Glucosammina e la condroitina sono sostanze che si trovano normalmente negli animali viventi e la loro massima concentrazione si riscontra nelle cartilagini. Sfortunatamente questa si degrada durante i processi digestivi. Si può affermare che la Glucosammina necessaria, il giusto apporto alla dieta giornaliera. è insufficiente nella maggior parte dei casi. L'organismo di un animale in buona salute quindi sintetizza il glucosio e per mezzo di reazioni biochimiche ottiene la glucosammina che gli necessita per gli usi di normale stato di mantenimento delle cartilagini corporee. Se l'animale è anziano o se si verifica un danno a carico della cartilagine articolare, questi non è in grado di sintetizzare abbastanza glucosammina per i propri bisogni fisiologici. In questi casi è richiesto espressamente l'apporto di una dose supplementare dall'esterno, a compensazione di questo squilibrio metabolico.

Glucosammina supplementare: Glucosammina è una 2- amino deriva dal glucosio che è ottenuta dall'idrolisi della chitina, un polisaccaride che si trova nella conchiglia di un crostaceo. I crostacei hanno un'alta concentrazione di chitina e le loro conchiglie sono una affidabile risorsa a basso costo.

Condroitina: la condroitina si trova in natura nelle cartilagini animali. La condroitina supplementare deriva principalmente dalle cartilagini bovine, in specie dal collare cartilagineo della trachea. Questa inoltre può derivare dalla cartilagine di squali e balene, tuttavia molti consumatori per motivi di ordine ecologico preferiscono optare per la cartilagine che proviene dai bovini.

Glucosammina e condroitina, come agiscono ?
La Glucosammina è il componente di base nella costituzione della nuova cartilagine.
Spiegare le funzionalità della Glucosammina nel contesto del biomeccanismo articolare non è così semplice. Giusto per semplificare, si può affermare che la cartilagine è un tessuto fibroso composto da diverse celle ed alcune di queste sono dette condrociti. Esse hanno la funzione di sintetizzare nuova cartilagine. A condizioni normali. la cartilagine è soggetta a rotture, ma al contempo viene sostituita con della nuova. Se il cane ha la displasia delle anche o è in età avanzata. i condrociti non sono in grado di rimpiazzare la cartilagine deteriorata con la nuova in quanto privi della componente elementare necessaria. La Glucosammina fornisce appunto questi componenti elementari che sono in definitiva i costituenti di base per la sintesi della nuova cartilagine. La glucosammina è il componente primario necessario per la produzione delle sostanza detta glucosaminglicano che combinata con l'acido ialuronico danno luogo alla sostanza proteoglicano. I proteoglicani ed il collagene sono le sostanze primarie che costituiscono la struttura cartilaginea.

La condroitina riduce gli enzimi distruttivi che rimuovono la cartilagine danneggiata all'interno dell'articolazione
La condroitina è anche essa una componente basilare per la sintesi dei glucosaminglicani, comunque il suo ruolo principale consiste nel combattere e distruggere gli enzimi distruttivi nell'articolazione. C'è sempre un livello minimo di presenza di enzimi distruttori di cartilagine nell'articolazione, il loro numero è in crescita allorché si ha una rottura o un danneggiamento, allora si ha una riduzione dello stato di cartilagine. La condroitina, se presente nella dieta quotidiana, aiuta l'articolazione controllando il livello di presenza di questi enzimi distruttivi.

Quali sono gli effetti collaterali?
Gli effetti collaterali sono molto blandi o trascurabili. I dott. Forster e Smith hanno prescritto decine e decine di migliaia di prodotti a base di Glucosammina e condroitina e mai uno di questi pazienti ha lamentato degli effetti indesiderati. Alle volte se il dosaggio è alto il cane può avere diarrea o vomito, cosa che si può alleviare riducendo il dosaggio o somministrando il prodotto con del cibo. Il prodotto una volta assunto per otto settimane a dosaggi più sostenuti, può essere ridotto se per uso continuo. La somministrazione è a vita ciò perché la degenerazione dell'articolazione non vada a ripresentarsi. A questi prodotti si possono aggiungere delle vitamine o altri farmaci, è consigliabile però che il veterinario abbia il controllo di queste ulteriori somministrazioni.

Dov'è possibile acquistare la Glucosammina e la condroitina?
Glucosammina e condroitina si possono trovare in molte e diverse forme. La Glucosammina pura o combinata con la condroitina si può acquistare nei negozi d'articoli per animali o si possono ordinare tramite i cataloghi che trattano i prodotti per animali domestici. Non tutti i prodotti sono uguali, ma differiscono fra loro per il dosaggio, per le vitamine e per la purezza dei componenti. I prodotti a base di Glucosammina e condroitina per uso umano, sono di norma più puri e di migliore qualità rispetto a quelli denominati per uso animale. Nei prodotti designati per uso animale in aggiunta troviamo anche delle concentrazioni di acido ascorbico e di manganese. Ciò è dovuto al fatto che questi due ultimi componenti favoriscono nei cani l'assorbimento della Glucosammina e della condroitina. Questi prodotti specifici per cani, sono fortificati con dei sali minerali. Il prodotto più costoso inoltre non è necessariamente il migliore, occorre comparare gli ingredienti proprio per vedere cosa si paga.

Alcuni quesiti riguardo il trattamento con Glucosammina e Condroitina

- E' possibile usare condroitina e Glucosammina insieme con antidolorifici?
Molti animali affetti da osteoartrite sono sotto cura di aspirina o carprofen (Rimadyl) prima di essere trattati con la terapia a base di Glucosammina/condroitina . Solitamente si incoraggiano i proprietari di animali di trattarli con degli antidolorifici per un periodo massimo di 6 settimane nel contempo che si assumono Glucosammina e condroitina e che queste sostanze abbiano effetto. Alcuni animali con delle forme gravi di artrite potrebbero necessitare di dosi anche basse di aspirina deacidificata al fine di avere un certo sollievo oltre ai benefici che derivano dalla Glucosammina e condroitina. Altri elementi come complessi multivitaminici ed acidi grassi sono spesso somministrate all'animale insieme alla Glucosammina senza alcun problema.

- Qual'è la differenza tra Glucosammina idrocloridrato (HCL) e Glucosammina solfato?
Glucosammina idrocloridrato (HCL) e la Glucosammina solfato agiscono entrambi egregiamente nelle patologie ossee del cane. La forma solfato fu usata in origine in Europa. La forma idrocloridrato è di recente composizione ed applicazione poiché essa è molto più pura della prima, inoltre il dosaggio di unità prodotto per chilo di peso del cane corrisponde molto di più alle reali esigenze curative.

- Per quanto tempo devo somministrare questi prodotti al mio cane?
La cura di sostegno nei cani affetti da disfunzioni articolari dura come la vita del cane stesso. Degli studi hanno dimostrato che la sospensione della cura riacutizza i disturbi articolari nel giro di 4/6 settimane ed in alcuni casi in soggetti più giovani fino a 3 mesi di tempo dalla sospensione della cura.

- Posso usare questi prodotti nella prevenzione della displasia?
Non ci sono indicazioni certe per affermare che questi prodotti rallentano la progressione ne che fungono da prevenzione dallo sviluppo della displasia dell'anca. In ogni caso molti animali traggono giovamento da questi prodotti in quanto conservano la cartilagine articolare in buono stato e riducono il dolore causato dal disturbo articolare.

Tratto da Cane da pastore tedesco



I condroprotettori

Quando la zoppia presenta i caratteri di un'affezione ad andamento cronicizzante o progressivo, il problema può assumere un'importanza tale da giustificare la somministrazione di farmaci ad azione antinfiammatoria o di condroprotettori di derivazione naturale.

Uno dei segni patologici di più frequente riscontro in cani e gatti è la zoppia, che rappresenta, nella maggior parte dei casi, l'espressione di un dolore determinato da situazioni traumatiche acute o da affezioni croniche di natura degenerativa a carico dell'apparato locomotore.
Tale sintomo suscita spesso preoccupazione nel proprietario dell'animale, specie se tende a persistere anche dopo uno o due giorni di riposo fisico, accompagnandosi magari a marcata difficoltà deambulatoria, impossibilità a compiere taluni movimenti o reazioni di disagio alla palpazione dell'area corporea interessata.
Se poi la zoppia presenta i caratteri di un'affezione ad andamento cronicizzante o progressivo (capace, in ultima analisi, di condizionare in maniera sensibile la qualità della vita dell'animale), il problema può assumere importanza notevole, tale da giustificare la somministrazione di farmaci ad azione antinfiammatoria o di condroprotettori di derivazione naturale.
Questi ultimi, in particolare, possono rivelarsi molto utili in alcune circostanze in quanto, oltre a tonificare l'apparato locomotore e rinforzare le cartilagini articolari, contribuiscono frequentemente anche a tenere sotto controllo i sintomi meno eclatanti e a rallentare i processi degenerativi responsabili del progressivo peggioramento del quadro clinico.

I principali condroprotettori per uso veterinario

In commercio esistono fondamentalmente due diversi tipi di condroprotettori: quelli di derivazione cartilaginea (tra cui i più importanti sono il condroitinsolfato e la glucosamina) e quelli di derivazione marina (nell'ambito dei quali meritano una menzione particolare il chitosan, l'estratto di Perna canaliculus e la cartilagine di squalo).

Principali condroprotettori di derivazione cartilaginea:
- Il condroitinsolfato è una sostanza naturale, normalmente presente nella cartilagine, dalla quale viene utilizzata per la costruzione dei proteoglicani necessari al benessere dei tessuti articolari. Il suo apporto esogeno consente alle cellule di ostacolare efficacemente i processi di degradazione e di ristabilire l'omeostasi cartilaginea.
- La glucosamina è uno dei due monosaccaridi che, oltre a formare i dimeri costituenti dell'acido ialuronico (elemento fondamentale per la sintesi dei proteoglicani, cioè i "mattoni" della cartilagine articolare), è in grado - dopo essersi collocata principalmente nel tessuto cartilagineo, dove viene utilizzata dai condrociti - di contrastare il dolore e l'infiammazione.

Principali condroprotettori derivazione marina:
- Il chitosan, proveniente dal carapace dei gamberi e dei granchi, è una lunga molecola lineare, composta da una successione di unità di glucosamina (che vengono scomposte nel tratto gastrointestinale), legate tra loro mediante ponti glicosidici.
- L'estratto di Perna canaliculus - mollusco della Nuova Zelanda, contenete glicosaminoglicani, acidi grassi essenziali, aminoacidi e minerali, tutti importanti per il nutrimento della cartilagine - possiede un ruolo chiave in caso di disequilibrio del tessuto connettivo.
- La cartilagine di squalo (che contiene aminoacidi e mucopolisaccaridi, oltre a calcio e fosforo in forma altamente biodisponibile) possiede un'azione di inibizione della neoangiogenesi, utile come coadiuvante per limitare l'infiammazione e il dolore delle patologie articolari, ossee e legamentose.

Questi cinque principi attivi sono disponibili sul mercato in associazione ad altre molecole, tra cui soprattutto vitamine e sali minerali.

- L'associazione di condroitinsolfato, glucosamina, zolfo biodisponibile, vitamina C e manganese, stimola la produzione di nuova cartilagine e liquido sinoviale, inibendo il deterioramento cartilagineo, migliorando la lubrificazione articolare, aumentando l'elasticità della cartilagine e riducendo -di conseguenza- l'infiammazione e il dolore.

- L'associazione di condroitinsolfato, solfato manganoso e vitamina E apporta gli ingredienti essenziali per un ottimale mantenimento delle cartilagini articolari.

- L'associazione di condroitinsolfato, glucosamina, quercetina e rutina, ha azione condroprotettrice sopradditiva per lo stress articolare. Il condroitinsolfato e la glucosamina riequilibrano il metabolismo dei condrociti, stimolandone le attività sintetiche e inibendone nel contempo quelle degradative; la glucosamina si è dimostrata altresì capace di proteggere la cartilagine articolare dagli effetti condrolesivi esercitati dai corticosteroidi e da alcuni FANS. La quercetina e la rutina sono bioflavonoidi naturali, capaci di esercitare potenti effetti antiossidanti e antinfiammatori.

- L'associazione di condroitinsolfato, glucosamina, collagene idrolizzato e vitamina E, consente un'efficace azione condroprotettrice e antiflogistica.
L'associazione di condroitinsolfato, glucosamina cloridrato e zinco solfato permette di evitare la degradazione della cartilagine articolari, favorendone la corretta ricostruzione.

- L'associazione di chitosan e condroitinsolfato stimola la sintesi dei componenti della matrice tramite i condrociti, inibisce parzialmente la sintesi e l'attività degli enzimi di degradazione della matrice e garantisce nel contempo una buona azione antinfiammatoria.

- L'associazione di glicosaminoglicani (principalmente condroitinsolfato, eparansolfato e acido ialuronico), molluschi e crostacei, acidi grassi Omega-3, vitamina E, selenio, zolfo e aminoacidi, può contribuire a migliorare la funzionalità dell'apparato locomotore, soprattutto in caso di accresciute esigenze, miglioramento della qualità della vita negli animali anziani, protezione cellulare di tendini, cartilagini e articolazioni.

- L'associazione di acidi grassi superiori (Omega-3), acido eicosapentaenoico, acido docosaesaenoico, vitamina E e selenio, è importante quale biofattore nutrizionale avanzato, fisiologico e senza effetti collaterali, nel trattamento di zoppie, invecchiamento (fenomeni degenerativi articolari da senescenza), displasia, spondilopatie e osteocondrite.

- L'associazione di condroitin solfato da cartilagini animali, cartilagine di squalo, chitosano, lievito di birra secca, lattosio, cellulosa microcristallina, amido di mais e silice colloidale arresta la degradazione delle cartilagini e del collagene favorendone la ricostruzione, migliora la struttura e l'elasticità ed esplica un effetto antidolorifico persistente.

- Anche la somministrazione di preparati fitoterapici si è dimostrata utile per il controllo del dolore articolare e della zoppia nel cane e nel gatto: l'associazione di Boswellia, gambo d'ananas, ribes nero, ginseng indiano, vitamina C e vitamina E, esercita una potente azione antinfiammatoria, antidolorifica, antiedemigena e antiartritica, oltre che ad avere effetto tonificante e attività protettiva contro i radicali liberi, promuovendo nel loro insieme una naturale stimolazione della funzionalità motoria; l'associazione di estratto secco di frassino (Fraxinus excelsior) e di artiglio del diavolo (Harpagophytum procumbens) ha una marcata attività antidolorifica e antiflogistica a livello articolare ed è particolarmente indicato nelle patologie articolari croniche e per la somministrazione a lungo termine.


ARTICOLO

Ovviamente prima di utilizzare qualsiasi prodotto è d'obbligo consultare il veterinario


giovedì, 24 marzo 2011
Le principali malattie del furetto
http://www.sivae.it/Schede/pdf/Furetto_malattie.pdf
PDF A CURA DI
AAE Associazione Animali Esotici www.aaeweb.net
SIVAE Società Italiana Veterinari per Animali Esotici www.sivae.it

MALATTIE
a cura di FURETTOWEB
http://digilander.libero.it/FURETTOWEB/malattie.html

http://furetti.forumfree.it/?t=52030589
LE MALATTIE DEL FURETTO
Con questo articolo cercheremo di dare una panoramica delle più comuni patologie dei furetti. Speriamo vi possa essere d'aiuto, in ogni caso il punto di riferimento principale per il benessere del vostro furetto sarà sempre il veterinario. E' importante essere seguiti costantemente da un bravo veterinario esperto in esotici e con esperienza in furetti, e non dimenticate che regolari visite di controllo sono fondamentali per la salute del vostro amico a quattro zampe.


Infezioni virali e batteriche:

- cimurro: è causato da un virus a cui il furetto è estremamente sensibile. Questo virus è praticamente sempre fatale per l’animale. Il cimurro si trasmette sia per via diretta che indiretta, ha un periodo di incubazione di 7-10 giorni, che in alcuni ceppi arriva anche a tre settimane. I primi sintomi sono congiuntivite, scolo nasale e oculare mucoso, mancanza di appetito e talvolta feci nerastre per la presenza di sangue digerito. In seguito insorge febbre e lesioni cutanee: eritema, ispessimento e croste della cute del mento e dell’inguine e dei cuscinetti plantari. Se si supera questa fase, insorgono lesioni cerebrali che portano a morte. Non esistono terapie efficaci: una volta che si è certi della diagnosi, si consiglia l'eutanasia. Esiste invece un'efficace prevenzione: la vaccinazione contro il cimurro, che prevede una prima iniezione a 6-8 settimane d'età e uno o due richiami entro un mese l'uno dall'altro, secondo la profilassi del proprio veterinario; successivamente andrà ripetuto il richiamo una volta l'anno.

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Rambo, furetto recuperato in stadio terminale di cimurro e accudito da nowsica

- influenza: i furetti sono sensibili a diversi virus influenzali, tra cui anche l'influenza umana di tipo A e B. Possono contrarre l'influenza da persone o altri furetti e possono a loro volta trasmetterla. Il periodo di incubazione del virus va da qualche giorno ad una settimana circa, e il decorso è simile a quello umano: comparsa di febbre, abbattimento, starnuti, scolo nasale, tosse, diminuzione dell'appetito e talvolta vomito e diarrea. In genere ha decorso benigno, bisogna assicurarsi che il furetto si nutra e non si disidrati, si consiglia di tenerli al caldo e se dopo alcuni giorni non si hanno segni di miglioramento è consigliabile consultare il veterinario.

- rabbia: è causata da un rhabdovirus che provoca una malattia letale nei mammiferi, uomo compreso. Si presume che il furetto sia suscettibile al virus e in grado di trasmettere la malattia, ma in Italia gli ultimi casi di rabbia risalgono a circa 10 anni fa, quindi se rimanete in territorio italiano questo vaccino non è necessario. Se fosse necessario, è ad esempio obbligatorio per portare il furetto all'estero, è possibile vaccinare il furetto con un vaccino spento.

- malattie aleutina: è causata da un parvovirus che colpisce il visone, ma a cui è suscettibile anche il furetto. La trasmissione avviene per contatto diretto con secreti ed escreti, per contatto indiretto, e anche da madre a figlio. Il periodo di incubazione è variabile, fino anche ad anni, e solo una percentuale dei portatori manifesta la patologia. I segni clinici sono variabili: feci nere, febbre ricorrente, perdita di peso, incontinenza urinaria, tremori, paralisi posteriore. Esiste un test sierologico per individuare il virus, ma non esiste una terapia per la malattia: porterà inevitabilmente a morte l’animale.

- patologie gastroenteriche:
Il furetto possiede un apparato digerente piuttosto semplice attraverso il quale il cibo passa a velocità piuttosto elevata. Un transito così veloce porta facilmente l’animale ad eliminare feci più liquide del normale, quindi la diarrea è un’evenienza frequente nel furetto. Si tratta di un sintomo che deve sempre essere preso in considerazione, perché un animale così piccolo si disidrata rapidamente, soprattutto se insieme alla diarrea sopraggiunge anche vomito e/o inappetenza. Le cause di diarrea sono molteplici e vanno da banali enteriti da squilibri microbici a gravi enteropatie croniche fino ad emergenze chirurgiche; spesso inoltre causano sintomi comuni e quindi non specifici (diarrea, anoressia, perdita di peso, disidratazione). La diarrea verde, ad esempio, non è caratteristica di una patologia particolare, ma è causata dalla presenza di pigmenti biliari nel materiale fecale, e indicano quindi un cattivo assorbimento nel transito intestinale.
Per una corretta diagnosi bisogna analizzare la situazione clinica e ricorrere ad una serie di indagini (esame coprologico, colture fecali, radiografie, ecografie, endoscopia ed esecuzione di biopsie gastriche ed intestinali).

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Radiografia di un furetto con un’ostruzione intestinale da corpo estraneo, che è stato necessario rimuovere con intervento chirurgico - Foto AEEfuretti

Oltre alle patologie provocate da infezioni batteriche e virali, dobbiamo tenere conto anche di gastroenteriti causate da allergie alimentari, diarree provocate dalla somministrazione di alimenti inadatti o manifestatesi in seguito ad eventi stressanti; non meno frequente nel furetto è l'ingestione di corpi estranei e quindi l'ostruzione intestinale, tutte problematiche con sintomi poco specifici e che devono essere prese in considerazione e accertate tempestivamente per una corretta diagnosi.
Per quanto riguarda le patologie infettive, citiamo la gastrite da Helicobacter mustelae, responsabile di una forma di gastrite con ulcerazioni gastriche. Questo batterio è normalmente colonizzatore dello stomaco del furetto, ma causa una forma clinica solo in alcuni soggetti, soprattutto nei giovani. I sintomi sono spesso vaghi e comprendono vomito, diarrea, emissione di feci nerastre (sangue digerito), dolore alla palpazione dello stomaco e digrignamento dei denti. La diagnosi richiede necessariamente l'esecuzione di un'endoscopia o biopsia gastrica e una volta accertata la patologia, si procede con una terapia con somministrazione di antibiotici e antiacidi per periodi prolungati. L'eradicazione del batterio non è facile, e i danni della mucosa possono essere permanenti e impedire la completa risoluzione dei sintomi.
Un'infezione provocata dal coronavirus enterico del furetto (FECV) è l'enterite catarrale epizootica (ECE). Questa ha un tempo di incubazione molto breve (2-3 giorni) ed estremamente contagiosa, generalmente compare dopo l'esposizione a un furetto asintomatico di nuova introduzione. I sintomi comprendono vomito di breve durata, anoressia, letargia, e una diarrea profusa con feci di colore "verde fluorescente" e mucose. In furetti che non sono già debilitati da altre patologie, generalmente il decorso è di 5-7 giorni, sebbene possa persistere per qualche tempo malassorbimento dovuto all'infiammazione intestinale, con emissione di feci giallastre e granulose. La terapia è principalmente di sostegno, per evitare la disidratazione.

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feci verdi a causa di enterite, foto di Lucius

Patologie parassitarie:

- pulci: i furetti che sono a contatto con cani e gatti non trattati con antiparassitario possono contrarre le pulci. Il furetto potrà manifestare prurito, perdita di pelo e croste dovute al fatto che il furetto si gratta insistentemente. Per prevenire l’infestazione o curarla, esistono si possono usare antiparassitari specifici spot-on, come l’Advocate furetti o lo Strongold.

- acari: i furetti producono normalmente abbondante cerume scuro, per cui solo il controllo del veterinario ci dirà se vi è la presenza di acari, abbastanza comune e che spesso passa inosservata, perché il furetto generalmente non ha prurito. E’ possibile eliminare gli acari con prodotti otologici

- parassiti intestinali: poco comuni nei furetti, la parassitosi più importante è la coccidiosi. Essa colpisce principalmente i soggetti giovani e può provocare anche una grave diarrea. Non è molto semplice diagnosticare la presenza di coccidi: si effettuano ripetuti esami delle feci, in quanto non sempre si riesce ad individuare i parassiti in un unico campione.

- filariosi cardiopolmonare: i furetti sono sensibili all'infestazione da parte di Dirofilaria immitis. Come avviene nel cane o nel gatto, le larve infettanti vengono trasmesse dalla puntura delle zanzare e da adulti si localizzano a livello di cuore ed arteria polmonare dove provocano una grave patologia cardiopolmonare. Le femmine adulte rilasciano nel torrente circolatorio le microfilarie. I furetti possono presentare una sintomatologia importante anche in caso di infestazione da parte di un solo adulto, in quanto, a causa della taglia estremamente piccola, si creano facilmente fenomeni di ostruzione del flusso ematico. I sintomi sono letargia, debolezza, anoressia, tosse e versamento pleurico e addominale. La diagnosi può essere fatta tramite radiografie toraciche ed ecocardiografia, e deve essere poi confermata effettuando il test per la ricerca dell'antigene. La terapia volta all'eliminazione dei parassiti adulti consiste nell'utilizzo dello stesso farmaco che si utilizza nella filariosi cardiopolmonare del cane con dosaggi estrapolati da quest'ultima specie, ma la mortalità dopo il trattamento è molto alta. Considerando la pericolosità della malattia e della terapia adulticida classica, risulta evidente che è di vitale importanza evitare che il furetto contragga la malattia. Fortunatamente la profilassi farmacologica attualmente consigliata ha un'ottima efficacia se effettuata con puntualità e regolarità.
La filariosi è endemica in alcune zone quindi occorre informarsi presso la propria Asl se si è in una zona a rischio di infezione. I protocolli di prevenzione prevedono l'utilizzo di vari farmaci, tra i quali il più utilizzato è l'ivermectina, e la profilassi va effettuata per tutta la stagione estiva, fino a un mese dopo la scomparsa delle zanzare, in quanto il farmaco ha effetto retroattivo.

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grave quadro di filariosi cardiopolmonare - Diagnosi e terapia delle malattie degli animali esotici

Patologie endocrine e neoplastiche:

Si dice che i furetti siano più soggetti a tumore di altri animali, anche se alcune pubblicazioni scientifiche dicono il contrario. E' vero forse che muoiono più spesso di tumore, ma per diversi motivi che spesso vanno al di là della reale predisposizione (se non per alcune linee di sangue).
Per esempio alcuni sottolineano il fatto che la maggior parte delle statistiche vengono dagli USA, dove la stragrande maggioranza dei furetti proviene da un allevamento che, almeno all'inizio, produceva furetti SOLO come animali da laboratorio, il cui requisito essenziale è la consanguineità (già, è proprio un vantaggio richiesto per l'animale da laboratorio, l'omogeneità genetica, quella che però porta spesso a linee soggette a malattie ereditarie) e poi si è deciso a venderli anche per compagnia, magari selezionando colori strani in poche generazioni e continuando a far leva sulla consanguineità. Ora certo si pone più attenzione a questo problema, anche da parte dei grossi allevatori.
Ma soprattutto, in Italia, pesa l'ignoranza: dei negozianti, dei veterinari, delle persone, che ancora trattano il furetto come un criceto (che anche loro, poveretti, meriterebbero di più, ma nessuno si stupisce se muoiono dopo 2 anni), trascurando la corretta alimentazione, i controlli periodici, gli esami del sangue, lo stile di vita, quindi magari lasciando da parte la diagnosi precoce del tumore, quando ancora si può fare qualcosa..

- iperestrogenismo: nella furetta l'ovulazione è stimolata dall'accoppiamento, se la furetta non si accoppia il calore dura per tutta la staglione riproduttiva, cioè da marzo ad agosto-settembre. Durante il calore le ovaie continuano a produrre ormoni sessuali che però hanno un grave effetto tossico sul midollo osseo. Per questo motivo, con il passare dei mesi questo si traduce in una grave anemia che colpisce.
Per approfondire l'argomento riguardo le alternative alla riproduzione, che deve essere sempre una scelta consapevole e ben ponderata, consigliamo la lettura di questo articolo http://furetti.forumfree.it/?t=40554016

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Mora, furetta recuperata da Furettomania in grave anemia

- insulinoma è il tumore alle cellule beta del pancreas, che ha come effetto un'eccessiva produzione d'insulina che determina una diminuzione di glucosio del sangue chiamata ipoglicemia. E' una patologia riscontrata con più frequenza intorno ai 4-5 anni di età del furetto, e il decorso della malattia può essere diverso da caso a caso. Talvolta compare gradualmente, con periodi d'inattività, episodi di debolezza agli arti posteriori, barcollamenti, e bava alla bocca, altre volte si manifesta da subito con forti tremori e uno stato di collasso, nel quale il furetto non risponde agli stimoli.
Se in presenza di questi sintomi si effettua un prelievo del sangue dopo quattro ore di digiuno e viene riscontrato un livello basso di glucosio, si può diagnosticare l'insulinoma confermando ulteriormente con un'ecografia al pancreas che metta in rilievo i noduli neoplastici o le aree di tessuto alterato.
In casi di crisi ipoglicemiche, è utile strofinare sulla mucosa gengivale sostanze zuccherine come il miele per risolvere l'emergenza. Ma la terapia non va basata sulla somministrazione di zuccheri se non in caso di estrema necessità. Bisogna invece valutare se è possibile rimuovere chirurgicamente i noduli o il tessuto alterato, pianificare una terapia farmacologica che permetta di tenere sotto controllo i livelli di glucosio nel sangue, e gestire con attenzione l'alimentazione: un furetto che soffre di insulinoma va alimentato spesso e con piccoli pasti a base di proteine di alta qualità e una percentuale adeguata di grassi, evitando le sostanze zuccherine

- iperadrenocorticismo (malattia surrenalica) Le ghiandole surrenali nel furetto producono una serie di ormoni, tra cui quelli sessuali. Il furetto sterilizzato chirurgicamente va spesso incontro ad un'ingrossamento di queste ghiandole, con conseguente produzione in eccesso di ormoni sessuali che determina i segni clinici, ovvero la perdita di pelo progressiva, che generalmente inizia dalla coda per poi estendersi nel tronco. Con il passare dell'età può formarsi un tumore dapprima benigno, che se trascurato può diventare carcinoma, ovvero maligno.
Le cause di questa malattia sono diverse, sicuramente è correlata alla sterilizzazione chirurgica, soprattutto se effettuata nelle prime settimane di vita come succede in molti allevamenti intensivi, ma è anche possibile ci sia una componente genetica.
I sintomi generalmente compaiono intorno ai 3-4 anni d'età, anche se la perdita di pelo, soprattutto alla coda, non indicano sicuramente la presenza della malattia, perchè spesso compare normalmente in primavera per poi risolversi spontaneamente in autunno. Segnali più significativi sono l'ingrossamento della vulva nella femmina sterilizzata e nel maschio la ricomparsa del comportamento sessuale e un aumento dell'aggressività tipico del maschio intero.
Per la diagnosi si utilizza l'ecografia, che permette di valutare se la ghiandola è aumentata di volume e che aspetto ecografico ha; è bene associare l'ecografia a delle analisi del sangue per valutare i valori di alcuni ormoni.
La terapia migliore è l'asportazione della ghiandola surrenale, un intervento risolutivo ma che può essere molto delicato data la stretta vicinanza con i grossi vasi dell'addome. Nel caso non fosse possibile la chirurgia, o per preparare il furetto all'intervento migliorando le sue condizioni generali, esiste una terapia farmacologica, che determina un rapido miglioramento dei sintomi.
Sappiamo bene che non sterilizzare i furetti non può essere una soluzione valida a questo problema. Però è possibile valutare altre alternative, tra le quali la sterilizzazione chimica con l'applicazione di un impianto che, per il diverso meccanismo di funzionamento, non provoca questa patologia. Per approfondimenti consigliamo la lettura di questo articolo http://furetti.forumfree.it/?t=40554016

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perdita di pelo in un furetto con malattia surrenalica - foto AEEfuretti

- linfoma: il linfoma è considerato negli USA la terza neoplasia più comune nel furetto. Questa patologia può assumere una varietà di forme cliniche, anche se classicamente sono descritte due forme, una linfoblastica tipica degli animali giovani e una linfocitica tipica degli adulti.
La forma linfoblastica colpisce animali al di sotto dei 2-3 anni di età ed è caratterizzata da un'infiltrazione diffusa di tutti gli organi. I sintomi più comuni sono difficoltà respiratoria provocata da ingrandimento timico ed effusione pleurica. Il decorso è generalmente acuto.
La forma linfocitica compare solitamente in soggetti di età superiore a 3 anni e si presenta in genere con ingrandimento dei linfonodi, che appaiono più densi e asimmetrici. Con la progressione della patologia si ha l'infiltrazione neoplastica degli organi interni. I sintomi più comuni sono letarigia, anoressia, perdita di peso, intermittenti o croniche. Il coinvolgimento dei polmoni provoca difficoltà respiratorie, le forme intestinali possono causare vomito, diarrea ed emissione di feci con segni di maldigestione (di aspetto granuloso).
Il linfoma cutaneo primario è raro nel furetto e si manifesta con alopecia, noduli, pacche, ulcere ed escoriazioni.
Una classificazione utile del linfoma permette di monitorare il progredire della malattia:
- 1° stadio: coinvolgimento di un solo sito (un linfonodo o qualunque altro sito)
- 2° stadio: coinvolgimento di due siti non contingui, dallo stesso lato del diaframma
- 3° stadio: coinvolgimento di più siti linfatici (milza, linfonodi) dallo stesso lato del diaframma
-4° stadio: coinvolgimento di più siti da entrambi i lati del diaframma, compresi siti non linfatici o il midollo osseo.

I sintomi clinici non permettono di identificare la malattia; anche l'aumento dei linfonodi può avere molte cause oltre al linfoma. L'esame citologico può aiutare a formulare una diagnosi, ma i falsi negativi e i fasi positivi sono frequenti. Nei soggetti grassi, il tessuto adiposo perilinfonodale può dare la falsa impressione che i linfonodi siano aumentati di volume. La diagnosi definitiva richiede sempre il ricorso all'esame istologico di un campione bioptico.
Gli esami radiografico ed ecografico inoltre possono evidenziare la presenza di masse e versamenti, motivo per cui eventualmente si precede aspirando liquido o masse nella cavità toracica.
Non sempre la terapia ha successo; la chemioterapia è di difficile realizzazione, altrimenti si può optare per una cura palliativa.


Le fonti da cui ho attinto le informazioni di questo articolo sono varie, dalle schede sul furetto della Sivae, al sito Furettomania al testo Diagnosi e terapia delle malattie degli animali esotici.

Modificato da furettaemy - 6/3/2011, 19:33

postato da: amicidigreta alle ore 14:14 | Link | commenti
categoria:consigli vari, consigli - furetto malattie

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