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Dilatazione - Torsione Gastrica | ||||||||||||||||
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DILATAZIONE-TORSIONE GASTRICA DEL CANE (GDV): NUOVI CONCETTI E POSSIBILITA' DI PREVENZIONE a cura di Roberto Malagoli La dilatazione e la torsione gastrica sono patologie acute ed imprevedibili di massima gravità che costituiscono un'emergenza di grado estremo. Colpiscono le razze grandi e giganti e se non risolte rapidamente, portano alla morte dell'animale. Capiamo come riconoscerle, prevenirle, curarle. La dilatazione dello stomaco e la torsione dello stomaco sono patologie che possono avverarsi indipendentemente, ma rappresentano sempre un evento potenzialmente catastrofico, cosicché le due patologie vengono comunemente denominate "sindrome della dilatazione-torsione gastrica". Il complesso dilatazione-torsione gastrica del cane (GDV: dall'inglese Gastric Dilatation - Volvolus) è in realtà una sindrome intesa come complesso di sintomi provocati da cause diverse. Non risulta ancora chiaro se la dilatazione gastrica e la torsione gastrica siano due entità patologiche distinte. In generale si afferma che la dilatazione dello stomaco precede la torsione. Entrambe le condizioni sono ad insorgenza acuta e caratterizzate da diversi gradi di malposizionamento dello stomaco, rapido accumularsi di gas all'interno dell'organo, aumento della pressione intragastrica, shock (nelle sue diverse manifestazioni). L'approccio terapeutico è il medesimo, sia che si tratti di torsione sia in presenza di dilatazione acuta, di conseguenza, per le caratteristiche acute della malattia e per le condizioni critiche in cui di solito versa il paziente nel momento della presentazione, la diagnosi deve essere clinica e l'ausilio dell'esame radiografico è indicato solamente in casi particolari (es.torsione gastrica cronica). Il trattamento standard (primariamente medico) comprende terapia intensiva per lo stato di shock, decompressione dello stomaco (questi primi passi della terapia della GDV possiamo raggrupparli sotto la definizione di protocollo di stabilizzazione) ed intervento chirurgico allo scopo di ispezionare, riposizionare e fissare lo stomaco (Gastropessi) prevenendo così le recidive. L'intervento chirurgico viene effettuato il più precocemente possibile dopo la decompressione, non appena il paziente raggiunge il massimo grado di stabilizzazione possibile. La terapia intensiva deve proseguire anche nel post - operatorio, se si considera il fatto che, per molteplici cause, la maggior parte dei decessi in seguito ad un episodio acuto di GDV avviene nei primi cinque giorni successivi all'insorgenza della malattia. Tutto questo rende il trattamento della GDV oneroso da parte del proprietario e frustrante per il veterinario che, a volte, nonostante gli sforzi terapeutici non riesce a salvare il paziente. I dati attualmente in possesso della Medicina Veterinaria indicano, nei soggetti colpiti da GDV, una diminuzione del tasso di mortalità; infatti, la miglior conoscenza della malattia e delle sue conseguenze e l'evoluzione delle tecniche chirurgiche, negli ultimi dieci anni hanno reso il trattamento della GDV più razionale e completo; i passi da gigante compiuti dalla Medicina d'Urgenza hanno permesso un miglioramento della sopravvivenza a breve e medio termine, mentre lo studio delle metodiche chirurgiche Il tasso di mortalità è diminuito nel corso degli anni, ma rimane comunque abbastanza elevato (diversi lavori effettuati su grandi numeri, attestano l'indice di mortalità intorno al 30%, nonostante l'applicazione di un corretto trattamento). Nonostante l'enorme evoluzione nel trattamento della GDV, dati provenienti da uno studio americano stanno chiaramente ad indicare un aumento significativo della malattia (1.500%) dal 1964 al 1994; questo fenomeno può essere spiegato in diversi modi e in alcuni di questi, i dati possono risultare in apparenza falsati (ad esempio da un incremento della diffusione di soggetti appartenenti a razze considerate a rischio per GDV). Al contrario utilizzando i numeri da un punto di vista strettamente statistico, i veterinari americani sarebbero di fronte ad una vera "epidemia" di GDV; purtroppo come a volte succede, di fronte ad un miglioramento da un punto di vista diagnostico e terapeutico nei confronti di una malattia non si assiste ad un altrettanto importante passo in avanti nei riguardi della prevenzione della diffusione della malattia stessa. Per quanto riguarda la GDV il grosso ostacolo alla prevenzione è rappresentato dal fatto che nessuna delle teorie sullo sviluppo della malattia , formulate da più ricercatori nel corso degli anni riesce a spiegare completamente il motivo per cui ad un certo punto della vita del cane lo stomaco si dilata e/o va incontro a torsione, tuttavia siamo al corrente di quali siano i fattori (individuali ed ambientali) predisponenti e precipitanti un episodio acuto di GDV; di conseguenza la valutazione di queste situazioni potrebbe costituire un valido punto di partenza per una corretta prevenzione della patologia. FATTORI DI RISCHIO I cani di razza pura, in particolare quelli di taglia gigante, (il san bernardo è al secondo posto dopo l'alano tedesco per percentuale statistica di rischio) sviluppano la GDV con grado decisamente superiore rispetto ai cani derivati da incroci.
L'incremento dell'età è un importante fattore di rischio, soggetti con età superiore ai 6 anni hanno un rischio di manifestare GDV due volte superiore rispetto a cani di età compresa tra i 2 e 4 anni. L'aumento del peso medio da adulto all'interno della razza considerata è un fattore di rischio per la GDV. L'obesità è meno importante e non viene associata al rischio di GDV. Fra le cause predisponenti alla torsione dello stomaco vanno evidenziate la voracità di taluni soggetti, la somministrazione di un pasto unico ed abbondante fatto spesso per tempi lunghi e con alimenti grossolani e poco digeribili. Un'altra causa ritenuta responsabile che in molti casi può essere considerata predisponente è l'improvvisa ingestione di una grande quantità d'acqua, soprattutto se bevuta subito dopo il pasto; inoltre sono da evidenziare le possibili disfunzioni a carico del piloro e la lassità a carico del legamento gastroepatico. Una ulteriore causa consiste nel far correre e saltare disordinatamente e sconnessamente il cane subito dopo l'ingestione di grandii quantità di cibo ed acqua. Il coefficiente di inbreeding è la probabilità che due geni presenti nello stesso sito sullo stesso cromosoma siano identici poiché derivano dallo stesso progenitore, risulta più elevato negli individui che hanno sviluppato torsione rispetto a quelli esenti dalla patologia. Il periodo della giornata in cui appare più alta la frequenza di insorgenza della GDV va dalle ore 18:00 alle ore 24:00 (59,3% dei casi). I ricercatori della Purdue University hanno cercato di individuare alcuni fattori precipitanti nelle otto ore precedenti l'episodio di GDV; il dato che più frequentemente ricorre è stato la presenza di un evento stressante. Questo dato risulta essere in pieno accordo con altro lavoro in cui l'indagine su una razza altamente predisposta al rischio di GDV similmente al cane di San Bernardo, riporta come fattori precipitanti, recenti viaggi in auto o permanenza in canili o pensioni per cani, situazioni altamente stressanti per il cane stesso. Altri fattori riscontrati come eventi antecedenti all'episodio di torsione gastrica sono stati il cambio dell'ora del pasto e la somministrazione di un pasto più abbondante del solito. SINTOMI Quando un cane è in preda alla torsione gastrica la sintomatologia che presenta consiste nell'improvviso ed abnorme rigonfiamento dell'addome con violenti e frequenti conati di vomito "improduttivo", cioè senza alcuna emissione di saliva schiumosa biancastra. Il cane è di solito in preda ad un forte stato ansioso, presenta un respiro ansimante ed a bocca aperta, in quanto attanagliato da violenti e forti dolori. Si apprezzano anche le mucose pallide e poi cianotiche ed il polso frequente e piccolo. Un altro segno clinico inconfondibile è dato dal fatto che quando il cane cerca di bere l'acqua, anzichè diminuire, sembra addirittura che aumenti, e questo a causa dell'eccessiva salivazione e per l'impossibile transito nello stomaco. COME BISOGNA AGIRE PER CERCARE DI AIUTARE UN CANE COLPITO DA TORSIONE GASTRICA Anche nel solo dubbio di presenza di DGV è necessario trasportare il cane alla clinica veterinaria più vicina e nel minor tempo possibile. Quando il fenomeno è proprio all'inizio si può tentare di introdurre una sonda gastrica nell'esofago facendola giungere, se è ancora possibile, nello stomaco. Se non si può più procedere in questo modo si deve necessariamente ricorrere alla "gastrocentesi" che consiste nel perforare lo stomaco dall'esterno con una siringa o con il trequarti in modo che il gas possa fuoriuscire attraverso esso. Ottenuta la decompressione gastrica, il trattamento terapeutico deve mirare a correggere i disturbi cardio-respiratori, a curare le turbe metaboliche, per poi far seguire la fase più importante che è quella chirurgica e che consiste in una gastrotonia di emergenza e nella correzione chirurgica della rotazione gastrica. In questo modo viene svuotato lo stomaco dal cibo fermentato, si corregge la torsione riposizionando e fissando lo stomaco alle pareti addominali al fine di prevenire le recidive e si ispezionano gli organi coinvolti soprattutto milza e pancreas. La fase post-operatoria è molto importante per questo paziente, perchè solitamente, nella prima settimana dopo l'intervento, si verificano la maggior parte dei decessi; per questo la terapia deve essere intensiva fino a completo ristabilimento del soggetto. PREVENZIONE MEDICA E CHIRURGICA Tutti i tentativi che sono stati effettuati nella prevenzione della GDV con ausilio di farmaci (anti-meteorici, anti-acidi, promotori della motilità gastrointestinale) hanno dato, in tempi differenti, risultati quantomeno scoraggianti. E' di recente segnalazione la possibilità di utilizzare l'intervento di gastropessi (che solitamente viene utilizzato nella prevenzione delle recidive) come trattamento d'elezione nei soggetti che non hanno ancora manifestato un episodio acuto di GDV ma che possono per diversi motivi (non ultimo la segnalazione all'interno della stessa famiglia o allevamento di altri casi di GDV) ricadere in una categoria a rischio. L'intervento chirurgico consiste nel creare una certa continuità tra una parte dello stomaco (l'antro pilorico) e la parete addominale destra e più precisamente la 12°-11° costola. E' un intervento relativamente semplice, ma non del tutto privo di rischio; per questo motivo deve essere eseguito da chirurghi che hanno dimestichezza con il trattamento della GDV. Questo tipo di chirurgia comporta una serie di complicanze ed accortezze in soggetti che hanno già sofferto di un episodio acuto di torsione di stomaco ma che lascia un po' più di margine di sicurezza se effettuato come intervento di elezione (programmato) in cani che non hanno ancora manifestato sintomi riferibili a GDV. Per quanto riguarda la temporalità d'intervento, questo potrebbe essere programmato in età prepubere ma consiglio di attenersi ai giudizi del veterinario di fiducia. Esistono differenti metodiche di fissazione dello stomaco alla parete addominale; tra tutte solamente la gastropessi circumcostale e la gastropessi con tubo sono state valutate per gli effetti provocati alla motilità gastrica. Solamente la cosiddetta gastropessi circumcostale è stata considerata come tecnica che non altera in modo significativo la motilità ed il tempo di svuotamento gastrico di un organo che non ha ancora subito un episodio acuto di GDV. Per questo motivo la gastropessi circumcostale viene considerata la tecnica d'elezione per la prevenzione della GDV. MISURE PRATICHE PER PREVENIRE LA DILATAZIONE - TORSIONE DELLO STOMACO Nutrire il cane separatamente dagli altri e in condizioni di calma. Non lasciare la ciotola del cibo a terra ma all'alteza della testa del cane per impedire l'ingestione di aria. Frazionare la razione giornaliera in 2 - 3 pasti, per evitare un'eccessiva distensione dello stomaco. Scegliere un alimento iperdigeribile, che sarà distribuito in quantità ridotta rispetto all' alimento ordinario. Scegliere un alimento che si presenti in grosse crocchette, per rallentarne l' ingestione. Un oggetto posto al centro della ciotola può agire nello stesso senso, in quanto il cane è obbligato a girargli intorno per mangiare. Reidratare leggermente l'alimento, prima della somministrazione. Far rispettare un periodo di circa 2 ore di riposo al cane, dopo il pasto: l'attività fisica a stomaco pieno può provocare anomalie di posizionamento; in più lo stress rallenta lo svuotamento gastrico, altro fattore predisponente della dilatazione e torsione dello stomaco. CARATTERISTICHE FENOTIPICHE ED EREDITABILITA' Sicuramente è il dato che sta alla base della predisposizione alla GDV. Si è visto come i cani di taglia medio-grande-gigante siano soggetti a rischio per GDV; tra questi, quelli con alto indice profondità-larghezza del torace sono i maggiormente predisposti. Non si conosce ancora esattamente la modalità di trasmissione di questo carattere, ma se i primi dati in possesso dei ricercatori verranno confermati, questo dovrà indurre un cambiamento di rotta nella selezione di determinate razze. Di certo è un'affermazione che può far discutere, ma alla fine sarà la coscienza di ciascuno degli addetti ai lavori che detterà la soluzione. Il testo dell'articolo è stato sviluppato e rielaborato da ricerche e testi di pubblica diffusione, in particolare dal contributo di: Luca Formaggini, Renato Assin, Marco Smaldone, Pascale Pibot, Marco De Lorenzi, A. T. Kidmas, Karin Berger. Bibliografia: "Small animal gastroenterology" - ed. Saunders Assin, Fondati, Formaggini, Tommasini: "Veterinary Medicine",Gennaio 2001 BURROWS C.F. - Influence of dietary composition on gastric eptying and motility in dogs: potential involvement in acute gastric dilatation. |
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Epilessia |
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Prof.T. J. Dunn, Jr. della DVM (USA) Una delle scene più spaventose, cui può assistere il padrone di un cane, è quella di vedere il proprio amico durante un attacco epilettico grave. Una volta visto, sarà difficile dimenticarsene. Gli episodi epilettici sono abbastanza comuni nei cani e, in realtà, si manifestano più frequentemente in alcune razze piuttosto che in altre. Invece, per ragioni sconosciute, l'epilessia è piuttosto rara nei gatti. In questi, gli episodi epilettici possono celare inoltre meccanismi molto più seri che non nei cani. Approfondiamo un poco questo disturbo cercando meglio di capire cosa accade durante un episodio epilettico. Prima di tutto dobbiamo conoscere la terminologia … Si definisce EPILESSIA un disturbo neurologico caratterizzato da improvvisi e ricorrenti attacchi di disfunzioni muscolari, sensoriali e psichiche, con o senza convulsioni e perdita di coscienza. Un ATTACCO EPILETTICO produce contrazioni involontarie di muscoli. Gli attacchi possono avere origine da una anormale attività elettrica nel cervello originata da tumori, coaguli di sangue o dal tessuto cerebrale, o possono essere la conseguenza di squilibri chimici causati da farmaci, livelli di zucchero bassi nel sangue, o da medicinali che stimolano i nervi. Un attacco può riguardare tutti i muscoli dello scheletro o essere localizzato ad una sola fascia muscolare. Quando vediamo cadere un atleta, che poi fa stretching e si massaggia il muscolo del polpaccio durante un crampo ….. quel muscolo sta avendo un "attacco". Ciò è dovuto ad una crescita di acido lattico causata dalla ridotta disponibilità di ossigeno all'interno del muscolo stesso. Un ATTACCO EPILETTICO GRAVE (detto grande male) produce violente e diffuse contrazioni dei muscoli dello scheletro. I muscoli scheletrici sono in generale quelli che si attaccano alle ossa e che sono garanti del movimento corporeo; ci sono i muscoli lisci che non si attaccano alle ossa che di solito non sono coinvolti in un attacco epilettico. Questi muscoli risiedono principalmente nel tratto intestinale ed in tessuti di organi specifici. Il muscolo del cuore è diverso sia dai muscoli dello scheletro sia dai muscoli lisci. Gli attacchi epilettici gravi sono piuttosto scioccanti da vedere. Un ATTACCO EPILETTICO LIEVE (detto piccolo male) è la forma meno grave di attacco epilettico. Il paziente ha ancora parzialmente il controllo volontario del movimento ma alcuni muscoli "fanno quello che vogliono" e l'attività elettrica cerebrale è leggermente scoordinata. Ad un osservatore possono essere visibili episodi di vertigine-non equilibrio, "sguardo fisso" ed altre forme di non-coordinazione. Una CONVULSIONE riguarda in genere un attacco epilettico grave. A volte tutti questi termini sono imprecisamente riferiti ad un qualsiasi episodio epilettico. Noi potremmo dire che un paziente sta avendo "un attacco epilettico", o "un attacco" o ancora "una fitta". Comunque lo si descriva, per la vittima e per l'osservatore sarà sempre poco piacevole! Lo STATO EPILETTICO si riferisce ad una situazione molto pericolosa nella quale si manifestano, in rapida successione, attacchi epilettici gravi senza pause o rilassamento muscolare. Tale stato richiede un pronto intervento medico. DESCRIZIONE GENERALE I veri episodi epilettici, quelli nei quali il meccanismo non è dovuto ad avvelenamento, ipoglicemia o ad altri stimolanti chimici hanno origine all'interno del tessuto cerebrale. I ricercatori pensano che esista un luogo (punto o area del cervello) dove il tessuto nervoso cerebrale è anormale o danneggiato. Questa piccola zona non causa conseguenze nel 99.9 % di volte. Ma per varie ragioni, alimentari, farmacologiche o persino psicologiche, questo minuscolo "luogo" di tessuto anomalo decide di iniziare ad emettere segnali. Le cellule nervose normali a questo adiacenti sono intaccate da questi impulsi e rispondono ad essi. Tale risposta poi attiva altre cellule nervose vicine ed il risultato di questa reazione a catena è la perdita totale di coordinazione. I nervi del cervello che stimolano i muscoli volontari del corpo (chiamati nervi motori) continuano a dire ai muscoli di lavorare ma, senza un'adeguata supervisione e controllo, i diversi gruppi di muscoli si contraggono senza una coordinazione integrata. Pensate a ciò come ad un'orchestra in cui tutti i musicisti stanno suonando la stessa melodia senza la presenza del direttore. Ogni musicista inizia e si ferma a propria discrezione senza alcun riguardo a quello che ogni altro musicista sta facendo. Non è certamente un risultato piacevole …… l'armonia, il coordinamento e la melodia non si integrano più nella musica. Accade lo stesso con l'EPILESSIA. Se accade ciò al vostro animale, la prima reazione è quella di correre al telefono e chiamare il veterinario. Fortunatamente la maggior parte degli episodi epilettici è di breve durata: di solito da1 a 3 minuti. Per episodi che durano dai 5 ai 10 minuti si entra in un range di durata più serio, mentre per quelli che superano la durata di 10 minuti si richiede in generale l'intervento medico. Un tipico attacco epilettico grave può manifestarsi nel seguente modo: il cane sembra perfettamente normale quando, senza preavviso, inizia a vacillare mentre cammina. Sembra che non abbia le forze, si siede sulle zampe posteriori e i muscoli facciali e le palpebre iniziano a contrarsi in spasmi. (Ciò è chiamato "contrazione fascicolare dei muscoli"). Spesso anche i muscoli della mascella si contraggono e sembrerà che, sbavando, il cane si stia mordendo. Il respiro sarà forzato e se la mascella è in posizione chiusa ciò trasformerà la saliva in schiuma. Il cane sembrerà produrre schiuma bianca dalla bocca. In altri casi, se la mascella è aperta il cane sembrerà in procinto di ingoiare qualcosa oppure sembrerà tentare di guaire senza che alcun suono sia emesso. Questa può veramente essere un'esperienza terrificante e spiacevole sia per il cane sia per il suo proprietario! Se l'evento continua il cane può riversarsi su un lato, irrigidire zampe e collo, ruotare gli occhi all'insù, produrre bava dalla bocca ed entrare in uno stato rigido. Può persino sembrare che il cane non respiri a causa delle gravi contrazioni muscolari e della postura rigida. Dopo pochi secondi (che appaiono però lunghissimi!) il cane inizia a rilassarsi, il respiro ritorna normale e si manifesta movimento volontario. Ecco un fenomeno interessante: se il respiro è interrotto al punto che il cane inizia a perdere coscienza, la mancanza d'ossigeno al cervello fa cessare l'attacco! Così, proprio quando pensiamo che il nostro cane stia morendo, l'attacco cessa! Anche coloro che guardano l'evento ritornano ad un respiro normale!Poco dopo, il cane si siederà, si scuoterà e ritornerà alle sue normali attività, appena un po' intontito, ma come volesse dire "Che cosa è successo?".Dall'inizio alla fine l'intero episodio può durare da 1 a 5 minuti … in tempo per chiamare il veterinario e dirgli che il vostro cane sta morendo. Di solito, sarà più calmo e tranquillo per circa un'ora dopo l'attacco. Prima di aver finito di descrivere al telefono ciò che è avvenuto, il cane sarà già di nuovo sulle sue zampe, alla ricerca del giocattolo con cui stava giocando prima che fosse interrotto. Il veterinario ci dirà di descrivere cosa è accaduto e ci dirà poi cosa fare. E cioè far visitare il cane… forse non necessariamente subito. Ma certamente qualsiasi cane che ha avuto attacchi di questo tipo deve essere visitato e sottoposto ad alcuni prelievi di sangue per accertarne lo stato fisico e biochimico. GLI ESAMIDurante la visita completa il veterinario vorrà accuratamente valutare il cuore e i riflessi neurologici. Spesso l'esame fisico è normale … Durante la visita il veterinario preleverà campioni di sangue per valutare in laboratorio i meccanismi metabolici invisibili del vostro cane. I CAMPIONI DI SANGUEI campioni di sangue sono uno strumento fondamentale per stabilire se squilibri chimici sono alla base di episodi epilettici. Per esempio, il fegato è responsabile di migliaia di funzioni e, se qualcuna non è propriamente svolta o regolata, si possono verificare effetti sul sistema nervoso che conducono poi ad un attacco. Le concentrazioni di zucchero nel sangue devono essere regolate entro certi limiti, per non far insorgere problemi neurologici o di altro ordine. E gli elettroliti, come il sodio, il potassio, il calcio ed il fosforo devono essere presenti in modo equilibrato. Se il veterinario scopre uno squilibrio nei valori sanguigni, ne consegue di solito un esame più approfondito che porterà alla diagnosi di ciò che ha causato l'attacco. I CAMPIONI DI URINAUn campione di urina può rivelare infezioni del tratto urinario sebbene le infezioni urinarie raramente colpiscano il sistema neurologico. Relativamente agli attacchi, l'analisi delle urine può rivelare zucchero nelle urine, cosa che potrebbe suggerire una condizione di diabete esistente. Possono essere trovati chetoni nelle urine, cosa che suggerisce l'eccessivo utilizzo di proteine, al posto di carboidrati e grassi, per l'energia. Ogni fattore anormale nelle urine è segnale che qualcosa nella chimica corporea dell'animale non va bene e richiede ulteriori approfondimenti. Ma quali? Più del 99% dei cani che soffre di episodi epilettici avrà valori del sangue e delle urine NORMALI. Questo è perlomeno quanto i veterinari si attendono visitando un cane con sospetta epilessia. Essi con i suddetti esami vogliono solo assicurarsi che tutto funzioni correttamente. Ora vi chiederete "ma se tutti i test sono normali, cosa provoca l'epilessia?". I veterinari hanno una diagnosi anche per questi casi …infatti vi diranno con sicurezza che il vostro cane ha una EPILESSIA IDIOPATICA. "Oh" replicherà il proprietario "Cosa significa?" Ed il veterinario risponderà "Significa che non ne conosciamo la causa". I ricercatori pensano che se potessimo guardare dentro il cervello con un potente microscopio troveremmo sicuramente una minuscola parte di cellule nervose alterate. Queste stimolano altre cellule vicine innescando una cascata che sconvolge la armonia elettrica di tutto il cervello e come conseguenza si produce così un attacco. COSA CAUSA L'EPILESSIA IN PRIMO LUOGO?Cosa causa quell'insieme di nervi ribelli? Una delle varie teorie sostiene che un trauma (anche di lieve entità) alla testa possa aver provocato una piccola emorragia cerebrale. Sebbene i grumi di sangue si scompongono e sono riassorbiti, può rimanere comunque una piccola zona di tessuto danneggiata che interrompe l'integrità dei neuroni. Anche i piccoli tumori possono originare una anormale attività nervosa. Ecco perché casi di epilessia che sembrano essere progressivamente in peggioramento possono avere tra le cause scatenanti tumori del cervello, in particolar modo, nel caso di episodi epilettici su soggetti di media età o anziani. E' stata mostrata una predisposizione genetica all'attività epilettica in alcune razze di cane. Tuttavia resta ancora da scoprire l'esatto meccanismo con cui i determinatori genetici influenzano le cellule nervose. Anche gli stimoli psicologici possono avere un loro ruolo. Sono a conoscenza di un caso in cui il cane si stressava così tanto ogni volta che il suo padrone partiva per un viaggio, lasciandolo a casa, da provocarsi un vero attacco! Così pure un'insolita allergia alimentare può essere chiamata in causa. Per stabilire però una relazione epilessia-cibo occorre veramente un ottimo ed abile diagnostico, che agisca in cooperazione con padroni molto disponibili. PREVENZIONECosa si può fare per prevenire l'epilessia? La risposta dipende da diverse variabili. Se il cane ha avuto un episodio singolo di epilessia e se gli esami fisici ed i test di laboratorio sono normali e se la diagnosi è EPILESSIA IDIOPATICA (causa sconosciuta) non si richiede per il momento alcuna cura. Se il cane invece comincia a manifestare ricadute dell'episodio, diciamo ogni 3 - 4 settimane, si può considerare la possibilità di iniziare con basse dosi di medicinale per inibire tali attacchi. E' importantissimo sviluppare uno stretto legame di fiducia con il vostro veterinario sulla possibilità di iniziare o no una cura. Altre eventualità possibili: Se il cane, invece, ha un attacco di due minuti ogni sei mesi, pensate che gli debba essere prescritta lo stesso una cura giornaliera? In questo caso è consigliato prendere alcuni appunti: segnate la data, l'ora della giornata, i fattori ambientali correlati, la lunghezza dell'episodio epilettico e la gravità dell'attacco. Se gli attacchi sono lievi (piccolo male) e durano solo qualche secondo, anche se la loro cadenza è abbastanza frequentemente, il cane deve essere curato giornalmente in via preventiva? Vedete… non possiamo predire quando questi episodi accadono pertanto la cura preventiva è una questione definitiva. Se noi sapessimo che ogni sabato alle 5 il cane avesse un attacco, potremmo iniziare la cura 12 ore prima e poi interromperla fino la settimana successiva. Sfortunatamente ciò non avviene. O la cura viene data giornalmente per un determinato periodo di tempo, o non viene data per nulla. Alcuni pazienti, dopo molti mesi o anni di trattamento, vengono lentamente tolti dai farmaci e non soffrono mai più di attacchi epilettici. TRATTAMENTO / CURAFortunatamente la maggior parte di casi di epilessia può essere controllata. Curata? Probabilmente no, fino a che il meccanismo interno ad essa soggiacente non viene scoperto e corretto. Inoltre, se un attacco è dovuto ad un tumore, è improbabile che i tentativi di controllare gli attacchi saranno a lungo efficaciMolti casi di epilessia nei cani richiedono comunque un trattamento medico. Si raccomanda una ripetizione degli esami ematologici ad intervalli di tempo stabiliti per essere sicuri che siano somministrate dosi adeguate di farmaci e che non si manifestino valori troppo alterati, specialmente a carico del fegato. Fortunatamente, a molti cani trattati per episodi epilettici per un certo periodo di tempo possono essere gradatamente tolti i farmaci, senza che questi necessitino di ulteriori farmaci. (Mai eliminare improvvisamente i farmaci contro l'epilessia! Ciò provocherebbe un attacco lungo e grave). Il fenobarbital (barbiturico dal nome com.le Gardenale, Luminale) è il farmaco più comunemente usato per il trattamento dell'epilessia nel cane. Se somministrato nei dosaggi minimi richiesti per tenere gli attacchi sotto controllo, può essere un farmaco utilissimo con effetti collaterali bassi. Molti cani trattati con il fenobarbital conducono una vita felice e normalissima. Alcuni proprietari sono contrari a dare al loro cane un "medicinale" per lunghi periodi e pensano che la condizione di avere un animale "costantemente sotto farmaco" sia inaccettabile. Fortunatamente la maggioranza di questi proprietari si ricrederà ben presto dati i pochi, se non nulli, effetti collaterali causati dal trattamento. Da citare anche una sostanza chiamata Dilantina (fenitoina) che è stata usata da anni ma sempre come scelta secondaria al fenobarbital. In alcuni casi si può usare anche il Diazepam (Valium), se il Fenobarbital non può essere usato o se viene prescritta una combinazione di farmaci. Il Bromuro di potassio (KBr) è usato in alcuni cani se e quando la risposta alla medicina tradizionale non è soddisfacente. Questo farmaco è stato usato nel trattamento dell'epilessia umana per lungo tempo. Può essere l'anticonvulsivante scelto per quei cani, sofferenti di fegato, dove il Fenobarbital peggiorerebbe il quadro epatico. A volte i veterinari prescrivono il Bromuro insieme al Fenobarbital per cani che non rispondono al solo Fenobarbital. Il Bromuro non è facilmente ottenibile e può succedere che il farmacista debba preparare lui stesso le piccole dosi occorrenti rapportate al peso del cane. Il cervello deve essere in armonia con il resto del corpo, così dobbiamo cercare un equilibrio nel trattamento dell'epilessia. Troppi farmaci non sono positivi a meno che vogliamo un cane con sensi offuscati. Qualsiasi cane che riceve cure anti-epilettiche dovrebbe essere sottoposto a controlli periodici e dato che molti farmaci sono eliminati dal corpo attraverso il fegato, è prioritario tenere sotto controllo le funzioni epatiche. COSA FARE DURANTE UN ATTACCOSe vi capita di assistere ad un attacco, non c'è molto che potete fare per controllarlo. Cercate di spostare qualsiasi oggetto che si trova in zona e con il quale il cane possa ferirsi. Non tentate di aprire la bocca del vostro cane ed estrarre la lingua. Sebbene possa accadere, è estremamente raro che il vostro cane "inghiotta la lingua" e si soffochi. Inoltre la forza delle mascelle del cane renderà inutile qualsiasi tentativo di aprirgli la bocca per ispezionare la zona. NOTA: Se il vostro cane in realtà stava masticando qualcosa e sta sbavando ed ha difficoltà respiratorie, dovete invece intervenire. In tal caso ispezionate la bocca in cerca di "oggetti". Può essere utile parlare gentilmente al cane e metterlo "a suo agio" durante l'attacco, coprendolo con una coperta o accarezzandolo. Se tentate di sollevare il cane, dovete fare molta attenzione perché il cane si muoverà molto e rischiate di farlo cadere. Cercate di abbassare la musica alta e fate attenzione agli altri possibili stimoli quali le luci alte o i bambini che gridano. Durante gli attacchi ci si dice sempre "Fai qualcosa! Fai qualcosa!" ma tutto quello che si può fare è aspettare. La peggior cosa di cui potete essere testimoni capita invece prima di un attacco grave (grande male). Il cane si irrigidisce, cessa di respirare, e non appena pensate che sia morto, il cane si rilassa e ricomincia a respirare. Il fatto è che l'epilessia, sebbene sia una condizione critica nel cane, nella maggior parte dei casi può essere trattata con successo. Curata …no, ma controllata …sì. Dato che ogni animale è unico, l'epilessia dovrebbe essere trattata su base individuale. Alcuni casi non avranno mai un attacco, alcuni solo e soltanto uno, altri avranno intervalli prevedibili tra gli attacchi cronici, altri ancora attacchi debilitanti ripetuti ed incurabili. Nessuno di questi sarà esattamente uguale. |
postato da: amicidigreta alle ore 13:46 | Link | commenti (2)
categoria:salute, consigli vari, consigli x disabili, consigli - cane epilessia, salute - cani
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Consigli per chi dovesse trovarsi ad affrontare una crisi epilettica canina:
- non mettete assolutamente le mani in bocca al cane, anche se dovesse mordersi la lingua o le labbra, utilizzate un bastone di legno (un cucchiaio bello doppio, il mio cane ne ha spezzati due ed è di taglia medio piccola, 15 KG circa). Se potete, che il cucchiaio sia piatto e magari con lo spago avvolgete un po' di stoffa al legno. Nella fase iniziale della crisi tendono a spalancare la bocca è il momento per mettergli in bocca il cucchiaio ti traverso, senza forza, non in profondità. In seguito serreranno la mandibola sul legno stesso. Nonostante tutto possono causarsi dei tagli alla lingua ed alle labbra perdendo un po' di sangue. Non è nulla di grave.
- durante la crisi NON tenete il cane. Lasciate decorrere la crisi naturalmente, stanno coricati su un fianco agitando zampe e schiena con la mandibola serrata, sbavando. La posizione in cui io mi sono trovato meglio è accovacciato immediatamente dietro la schiene tenendole una mano sul costato e con l'atra il bastone in bocca. Verso la fine della crisi potrebbero tendere ad alzarsi ma non si reggono in piedi e tendono a cadere, continuando con gli spasmi è la fase in cui si possono fare male. In questa fase la tenevo in modo che le zampe anteriori non toccassero terra e lei avesse la senzazione di stare in piedi. Cercate di creargli uno spazio in cui potere avere liberamente la convulsione. Durante la convulsione possono urinare.
- Il latrato, per quanto lacerante ed angosciante lo sentirete alla fine della crisi ed è parte di quella, è una reazione incontrollata da parte del cane. In questa fase avere a portata di mano qualche pezza per asciugare la bava e l'eventuale sangue sotto il mento può essere utile, potete a questo punto sedervi, a terra, accanto il cane e tenerlo delicatamente poggiato sulle vostre gambe. Continuerà a sbavare e probabilmente, spaventato, comincerà a mugolare ed a piagnucolare.
- Tenete a portata di mano la ciotola con l'acqua ed uno straccio con acqua e candeggina, o ciò che preferite per disinfettare il pavimento.
Dopo la crisi bevono moltissimo, e tendono ad urinare nei minuti successivi alla crisi stessa, sopratutto se bevono.
- Evitate luci intense, movimenti bruschi ed evitate di allarmarvi, muovetevi con calma ma decisi. Non urlate e parlate al cane durante tutta la crisi e subito dopo. Ricordate che non sono lucidi dopo la crisi, evitate di approcciare l'animale dall'alto, fategli capire che vi state avvicinando. Le pupille si dilatano per cui non vedono neanche bene.
- Inoltre, le crisi epilettiche lunghe 'devono' superare i 3 o 4 minuti. A quel punto può essere utile iniettare direttamente nel muscolo degli arti posteriori del valium che rilassa immediatamente i muscoli ed il cane facendo terminare la crisi. Se l'iniezione del valium avesse un effetto eccessivo lo si può somministrare via retto, sempre con la siringa (togliendo l'ago). Il valium ha il compito di interrompere la crisi non di evitare le successive.
NB la diagnosi di epilessia idiopatica (senza una causa riconoscibile) è raggiunta per esclusione delle altre forme di convulsioni secondarie ad altre malattie. In pratica se un cane ha tutti gli esami specifici negativi con TAC cerebrale ed esame del liquido cefalorachidiano normale si assume che abbia epilessia vera. Talvolta non si eseguono tutti gli accertamenti e si emette un sospetto diagnostico di epilessia soprattutto se le crisi compaiono per la prima volta ad una età tipica ( attorno ai 2-3 anni ). Un soggetto che manifesta la prima crisi a 5 mesi di età oppure ad 11 anni di età non ha certamente epilessia ed occorre indagare seriamente sulle cause sottostanti ( la lista è molto lunga ). Escludere un problema epatico congenito è semplice si puo' fare attraverso un semplice esame del sangue. E' comunque poco probabile che la prima crisi compaia in questi casi in età adulta ed in assenza di altri sintomi neurologici t ra una crisi e l'altra. Alcune razze ed alcune linee famigliari possono essere maggiormente predisposte alla epilessia idiopatica ( il termine significa che non se ne conosce la causa ). Una volta escluse le altre malattie o deciso che questa esclusione non sia necessaria occorre decidere se iniziare o meno una terapia anticonvulsivante. In genere nel cane si utilizzano a questo scopo i barbiturici ma esistono altre opzioni terapeutiche. La decisione se trattare o meno dipende dal numero e dalla durata delle crisi. Prima di decidere di sottoporre un cane ad una terapia a lungo termine è opportuno discutere con il veterinario dei vantaggi e dei svantaggi legati alla somministrazione dei farmaci. Per tranquillizzarti posso farti presente che per quanto brutte da vedere le crisi se di breve durata non sono considerate pericolose per la vita. Grazie per averci scritto. Dr Renato Assin
Consigli per chi dovesse trovarsi ad affrontare una crisi epilettica canina:
- non mettete assolutamente le mani in bocca al cane, anche se dovesse mordersi la lingua o le labbra, utilizzate un bastone di legno (un cucchiaio bello doppio, il mio cane ne ha spezzati due ed è di taglia medio piccola, 15 KG circa). Se potete, che il cucchiaio sia piatto e magari con lo spago avvolgete un po' di stoffa al legno. Nella fase iniziale della crisi tendono a spalancare la bocca è il momento per mettergli in bocca il cucchiaio ti traverso, senza forza, non in profondità. In seguito serreranno la mandibola sul legno stesso. Nonostante tutto possono causarsi dei tagli alla lingua ed alle labbra perdendo un po' di sangue. Non è nulla di grave.
- durante la crisi NON tenete il cane. Lasciate decorrere la crisi naturalmente, stanno coricati su un fianco agitando zampe e schiena con la mandibola serrata, sbavando. La posizione in cui io mi sono trovato meglio è accovacciato immediatamente dietro la schiene tenendole una mano sul costato e con l'atra il bastone in bocca. Verso la fine della crisi potrebbero tendere ad alzarsi ma non si reggono in piedi e tendono a cadere, continuando con gli spasmi è la fase in cui si possono fare male. In questa fase la tenevo in modo che le zampe anteriori non toccassero terra e lei avesse la senzazione di stare in piedi. Cercate di creargli uno spazio in cui potere avere liberamente la convulsione. Durante la convulsione possono urinare.
- Il latrato, per quanto lacerante ed angosciante lo sentirete alla fine della crisi ed è parte di quella, è una reazione incontrollata da parte del cane. In questa fase avere a portata di mano qualche pezza per asciugare la bava e l'eventuale sangue sotto il mento può essere utile, potete a questo punto sedervi, a terra, accanto il cane e tenerlo delicatamente poggiato sulle vostre gambe. Continuerà a sbavare e probabilmente, spaventato, comincerà a mugolare ed a piagnucolare.
- Tenete a portata di mano la ciotola con l'acqua ed uno straccio con acqua e candeggina, o ciò che preferite per disinfettare il pavimento.
Dopo la crisi bevono moltissimo, e tendono ad urinare nei minuti successivi alla crisi stessa, sopratutto se bevono.
- Evitate luci intense, movimenti bruschi ed evitate di allarmarvi, muovetevi con calma ma decisi. Non urlate e parlate al cane durante tutta la crisi e subito dopo. Ricordate che non sono lucidi dopo la crisi, evitate di approcciare l'animale dall'alto, fategli capire che vi state avvicinando. Le pupille si dilatano per cui non vedono neanche bene.
- Inoltre, le crisi epilettiche lunghe 'devono' superare i 3 o 4 minuti. A quel punto può essere utile iniettare direttamente nel muscolo degli arti posteriori del valium che rilassa immediatamente i muscoli ed il cane facendo terminare la crisi. Se l'iniezione del valium avesse un effetto eccessivo lo si può somministrare via retto, sempre con la siringa (togliendo l'ago). Il valium ha il compito di interrompere la crisi non di evitare le successive.
NB la diagnosi di epilessia idiopatica (senza una causa riconoscibile) è raggiunta per esclusione delle altre forme di convulsioni secondarie ad altre malattie. In pratica se un cane ha tutti gli esami specifici negativi con TAC cerebrale ed esame del liquido cefalorachidiano normale si assume che abbia epilessia vera. Talvolta non si eseguono tutti gli accertamenti e si emette un sospetto diagnostico di epilessia soprattutto se le crisi compaiono per la prima volta ad una età tipica ( attorno ai 2-3 anni ). Un soggetto che manifesta la prima crisi a 5 mesi di età oppure ad 11 anni di età non ha certamente epilessia ed occorre indagare seriamente sulle cause sottostanti ( la lista è molto lunga ). Escludere un problema epatico congenito è semplice si puo' fare attraverso un semplice esame del sangue. E' comunque poco probabile che la prima crisi compaia in questi casi in età adulta ed in assenza di altri sintomi neurologici t ra una crisi e l'altra. Alcune razze ed alcune linee famigliari possono essere maggiormente predisposte alla epilessia idiopatica ( il termine significa che non se ne conosce la causa ). Una volta escluse le altre malattie o deciso che questa esclusione non sia necessaria occorre decidere se iniziare o meno una terapia anticonvulsivante. In genere nel cane si utilizzano a questo scopo i barbiturici ma esistono altre opzioni terapeutiche. La decisione se trattare o meno dipende dal numero e dalla durata delle crisi. Prima di decidere di sottoporre un cane ad una terapia a lungo termine è opportuno discutere con il veterinario dei vantaggi e dei svantaggi legati alla somministrazione dei farmaci. Per tranquillizzarti posso farti presente che per quanto brutte da vedere le crisi se di breve durata non sono considerate pericolose per la vita. Grazie per averci scritto. Dr Renato Assin
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categoria:salute, consigli vari, consigli x disabili, consigli - cane epilessia, salute - cani
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